Dopo Dante è la volta della Costituzione: sul palco sempre lui, Roberto Benigni, mattatore più che mai nello show di Rai1 La più bella del mondo, dedicato proprio alla carta costituzionale. Milioni di italiani hanno assistito al lungo monologo del comico toscano che, inevitabile, ha parlato anche e soprattutto dell’Italia di oggi, con un riferimento immediato a Silvio Berlusconi. Il tempismo non poteva essere migliore, visto l’annuncio del ritorno in politica dell’ex premier, bersaglio prediletto di Benigni fin dagli anni ’80.
L’introduzione è tutta dedicata al premier, mai citato direttamente: “Volevo parlare di cose belle, ma questo dicembre ci sono state due notizie, bruttissime, catastrofiche. Una la sapete tutti, il 21 dicembre c’è la fine del mondo, ma non è la più brutta. Un’altra, terrificante, ci ha veramente spappolati tutti: si è ripresentato, Signore pietà… Si e’ presentato per la sesta volta. Con questa crisi, con tanti italiani che desiderano andare in pensione e non ci possono andare, c’è uno che ci potrebbe andare quando vuole e non c’è verso di mandarcelo“.
Silvio Berlusconi somiglia un po’ “a quei sequel dei film dell’orrore, Lo Squalo 6, La mummia, Godzilla contro Bersani… Non si si sa più che fare. Qualcuno può dire che ce l’ho con lui, ma se ci pensate bene è lui che ce l’ha con noi“. Non poteva mancare un riferimento a quanto accaduto con Barbara D’Urso in Tv: “L’avete visto su Canale 5? Andava in onda una sua vecchia intervista del ’94, di un’ora e mezza. Prima di lui c’erano una famosa pornostar e lo zio di Avetrana. Ho pensato, sta cercando di mettere insieme i moderati. Ha parlato di comunisti, lotta alla magistratura, e ho pensato, guarda nel ’94 la gente come ci cascava, se lo facesse adesso! Tutti i grandi artisti quando invecchiano tirano fuori i vecchi successi, i comunisti e la lotta alla magistratura sono per lui come Satisfaction per i Rolling Stones“.
E infine “Berlusconi ha un sogno nella testa, vorrebbe fare il presidente della Repubblica. Sarebbe l’unico modo di vedere la sua immagine dappertutto, di vederlo in una caserma dei carabinieri“. Esauriti i convenevoli, finalmente si passa alla lettura della Costituzione, sempre alla maniera di Benigni ovviamente. Il momento forse più bello riguarda l’articolo 3, che prescrive l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali: “Ma questo l’hanno scritto a Woodstock, è Imagine di John Lennon trent’anni prima. Me li immagino a Montecitorio, come fricchettoni, che si passano il cannone“.
Un altro passaggio importante riguarda il lavoro, argomento scottante in un Paese nella morsa delle crisi economica: “Se non c’è il lavoro, crolla tutto, la repubblica e la democrazia, che sono il corpo e l’anima delle nostre istituzioni. Ogni legge che va contro il lavoro è un sacrilegio. Quando non c’è lavoro perdiamo tutti, perché quando lavoriamo modifichiamo noi stessi, è quella la grandezza del lavoro. Nella busta paga troviamo noi stessi: quella paga non è avere, è essere“. Roberto Benigni ancora una volta esprime alla perfezione il pensiero degli italiani: qualunquismo? Forse, ma di altissima qualità.
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