Decisione storica durante periodo di guerra in Ucraina: mandato di arresto per Vladimir Putin. Le accuse gravissime partono proprio dal conflitto. C’è il serio rischio di poter essere arrestato? Cosa dice la legge.
La Russia ha iniziato una lunga e logorante guerra d’invasione in Ucraina e adesso, a distanza di un anno, migliaia di persone fra civili e militari hanno perso la vita. Il conflitto non si arresta e i possibili negoziati di pace sono praticamente difficili da realizzare, almeno con le condizioni attuali.

C’è però un elemento in particolare che potrebbe pesare per Putin e la Federazione Russa. Il presidente del Cremlino è infatti accusato di un reato per il quale potrebbe scattare anche l’arresto. Non si tratta di un passaggio consequenziale, ma ci sono delle questioni inevitabili sulle quali Putin dovrà riflettere.
La decisione
La Corte Penale dell’Aja ha emesso un mandato di arresto contro Vladimir Putin. L’accusa contro il presidente della Russia è quella di essersi reso responsabile di “crimini di guerra nella deportazione illegale di bambini e di trasferimento illegale di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia“, si legge nel comunicato ufficiale. Ma il presidente del Cremlino non è il solo sul quale pende il mandato.
La Corte ha infatti disposto lo stesso provvedimento per Maria Alekseyevna Lvova-Belova, attuale commissario per i diritti dei bambini presso il Cremlino. Proprio questi reati sarebbero iniziati lo scorso 24 febbraio nel territorio occupato dell’Ucraina, con dirette conseguenze sulla vita di migliaia di bambine e bambini.
Stizzita la risposta di Dmitrij Medvedev, vicepresidente del Consiglio di Sicurezza, che ha scritto un messaggio sui social, mostrando tutto il proprio disappunto sulla decisione. “Non c’è bisogno di spiegare a cosa dovrebbe servire questo mandato d’arresto“, ribadisce postando una immagine con un rotolo di carta igienica.

L’inchiesta accusa proprio la Russia di aver deportato migliaia di minorenni ucraini in Russia, ma le accuse riguardano anche l’altra esponente. Le richieste del procuratore Karim Khan sono state accolte dai tre giudici della Corte dell’Aja: si tratta di Sergio Ugalde (Costa Rica), Tomoko Akane (Giappone) e Rosario Aitala (Italia).
Maria Alekseyevna Lvova-Belova è il Commissario per i diritti dei bambini presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa, resa responsabile del crimine di guerra di deportazione illegale di bambini, nonché del loro trasferimento illegale dalle zone occupate dell’Ucraina direzione Russia. “Vi sono fondati motivi per ritenere che Lvova-Belova abbia la responsabilità penale individuale per i predetti reati, per aver commesso gli atti direttamente, insieme ad altri e/o tramite altri“, si legge nelle motivazioni.
Situation in #Ukraine: #ICC judges issue arrest warrants against Vladimir Vladimirovich Putin and Maria Alekseyevna Lvova-Belova
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https://t.co/5OMC7Xuuy5— Int’l Criminal Court (@IntlCrimCourt) March 17, 2023
Cosa rischia Putin
In realtà Putin non potrà essere arrestato in Russia, almeno non con questi presupposti. La Russia non è infatti membro della Corte Penale Internazionale e per questo non ne riconoscerebbe la giurisdizione. L’arresto potrebbe avvenire teoricamente all’arresto, ma soltanto nei Paesi membri della CPI.

Sta di fatto che al momento sembrerebbe alquanto improbabile che Putin lasci il suo Paese, specialmente per visitare capitali occidentali, proprio lì dove rischierebbe l’esecuzione del mandato di arresto. Allo stato attuale, infatti, dovrebbe rimanere in patria o al massimo limitarsi a visitare Paesi alleati o amici, così come Bielorussia, Cina o altrove. Attualmente non dovrebbe correre alcun rischio, almeno fino a quando rimarrà al potere.
La questione è stata accolta con più di qualche polemica anche in Russia. I vertici federali non hanno preso di buon occhio, da qui le polemiche di Medvedev e anche quelle di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. “Le decisioni della Corte penale internazionale non hanno alcun significato per il nostro Paese, nemmeno dal punto di vista legale“, ha ribadito in una nota.