Sono gli italiani ad occupare il primo posto nella classifica dello sfruttamento sessuale minorile, e dal momento che in patria tale attività crea scandalo, il fenomeno si sposta oltre confine, perché basta prendere un volo e raggiungere un Paese dove è consentito ”comprare’’ bambini per divertirsi in anonimato, per poi tornare alle proprie case, alle proprie famiglie, al lavoro, agli amici. Che agli italiani piaccia viaggiare, è risaputo, ma che lo scopo finale di 80.000 connazionali (media annuale) sia di partire per mete esotiche per cercare minorenni da sfruttare sessualmente, sinceramente, fa riflettere.
I dati del 2013 riguardo tale fenomeno mappano le zone preferite dai turisti sessuali. Il Sud del mondo è il più gettonato. Si parte per l’Asia, Filippine, Thailandia, Cambogia, per l’America: Santo Domingo, Colombia, Brasile. E poi l’Africa: gli italiani sono i primi pedofili del Kenya. Il 30 per cento di tutte le bambine che vivono tra Malindi, Bombasa, Kalifi e Diani hanno avuto a che fare con un orco. Parliamo di quindicimila bambine tra i 14 e i 12 anni. Ma possono averne anche 9, anche 7, anche 5. Il limite non c’è. Tutto ha un prezzo. Qui c’è povertà. Basta pagare. Il problema vero è che molti governi chiudono un occhio perché la maggior parte delle entrate economiche nazionali sono garantite da queste attività.
Come riportato in marzo del 2015 sul sito dell’Ecpat, la Onlus che lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini, ci sono oltre tre milioni di turisti sessuali in tutto il mondo e con più giovani in aumento, gli sfruttatori non sono più, come un tempo, anziani ricchi, ma ora la forbice di età dei turisti del sesso varia tra i 30 e i 50 anni, così come la condizione economica, che si è abbassata rispetto ad alcuni decenni fa.
Non tutti, tra questi viaggiatori depravati, sono pedofili incalliti. Molti, il 65%, sono clienti occasionali: come dire, se c’è l’occasione di approfittare non si tirano indietro, mentre solo il 5 per cento è un caso patologico. Insomma, tutti quest dati mettono luce sull’atroce banalità che sta alla base degli abusi: si sfruttano e si abusano i bambini e le bambine per provare un’emozione nuova, in modo occasionale (60%), oppure abituale (35%).