Il deputato di Fratelli d’Italia e politico di spicco nella regione Lazio per il centrodestra, commenta l’esito delle Regionali
Dopo le elezioni del 25 settembre, che hanno sancito la vittoria della coalizione di centrodestra e la formazione del nuovo Governo, la maggioranza ha dominato anche le Regionali, con il successo di Francesco Rocca nel Lazio e la conferma di Attilio Fontana in Lombardia. Due successi schiaccianti, due vittorie nette, con percentuali superiori al 50%. “Pensavamo di vincere, non di stravincere”, dichiara in esclusiva ai microfoni di Qnm.it Paolo Trancassini, deputato alla Camera dei Deputati di Fratelli d’Italia e politico di spicco nella regione Lazio per il centrodestra.

Trancassini, ormai vi state abituando a commentare le vittorie?
Sono molto soddisfatto per il risultato complessivo, come coordinatore regionale di Fratelli d’Italia; sia per il risultato generale, che per quello di Rieti. Una vittoria storica, per una sfida storica. Ora va messa in campo la squadra migliore, per dare le risposte che la gente si aspetta. Un risultato così ci permette di alzare ulteriormente l’asticella. Ed è un bene. La gente ha fiducia in noi e contemporaneamente ci richiama ai nostri doveri”.
Il successo è andato oltre le previsioni?
Noi a settembre abbiamo più o meno fatto questi numeri. Fratelli d’Italia su base nazionale si era assestata al 26%, ma nel Lazio aveva superato il 31%. E’ chiaro che le elezioni regionali sono un’altra cosa: era difficile pensare di poter migliorare. Le elezioni nazionali erano state contraddistinte dalla polarizzazione intorno alla figura di Giorgia Meloni come Presidente del Consiglio e c’era una grande spinta emotiva. Sono stati bravi tutti i nostri militanti, sindaci, consiglieri comunali ed iscritti a mobilitarsi e a ripetere quel risultato”
Da sinistra ribattono che l’abbandono delle urne sia stato decisivo.
Io penso una cosa: quando una parte politica decide di parlare di programmi, di uomini, di donne e di sfide, l’altra è obbligata a farlo. Se continua invece a pensare che la strada della politica può essere solo la demonizzazione dell’avversario, continua a sbagliare. La gente va appassionata, gli va fatto vivere un progetto, un programma. Una parte parlava di progetti, l’altra si limitava alle vicende di Rocca degli anni ottanta o cercava di trovare una foto di un candidato avversario su Facebook per attaccarlo. Di motivi per discutere da un punto di vista politico ce n’erano tanti: la sanità, i trasporti. Basta pensare a quello che è lo stato di salute di questi servizi nel Lazio. Il Partito Democratico deve farsi una domanda: siamo stati in grado di appassionare i nostri iscritti? E poi c’è una cosa da non sottovalutare”.

Quale?
“In questa campagna elettorale non si è visto Nicola Zingaretti. Ed è davvero molto strano. Zingaretti ha fatto per dieci il Presidente della Regione e il segretario del Pd: la prima cosa che si fa per ottenere la fiducia è presentarsi davanti agli elettori e dire: io ho fatto questo, ho raggiunto questi obiettivi. Nicola Zingaretti non ha fatto nè un incontro, nè un comunicato. Hanno tentato di nasconderlo per rifarsi una verginità che la gente non gli ha riconosciuto”.