11 cose che facevamo da bambini (e che erano fichissime)

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Quali sono le cose che facevamo da bambini e che sono andate perse seppur fossero fichissime e divertenti? Purtroppo – ma per certi versi anche per fortuna – il digitale ha cambiato il mondo migliorandone diversi aspetti e facilitandone altri. Come contraltare però abbiamo perso tradizioni e appassionanti passatempi che stimolavano la fantasia e la creatività dei bambini. Abbiamo selezionato undici cose che noi bambini di una volta facevamo e che oggi sono storia.

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Giocare a figurine

Chi non ricorda le care e vecchie figurine da collezionare, dei calciatori oppure dei Pokemon? Esistevano anche quelle per le ragazzine. Ce n’erano di ogni tipo e la “bustina” era un regalo assai gradito, che poteva arrivare dai genitori oppure dei generosissimi nonni. Parallelamente a questo c’era anche il mercato clandestino delle figurine con scambi e valutazioni da borsa di Wall Street.[/multipage]

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Costruire capanne con i divani

Costruire basi segrete in casa era un gioco che stimolava mente e corpo perché da un lato richiedeva capacità di progettazione e fondamenta di architettura e dall’altra sforzo per muovere divani, cuscini e tutto ciò che l’abitazione poteva offrire. Protetti sotto i ripari, si preparava il piano per conquistare il mondo.

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Fare tornei a Street Fighter II

Abbiamo preso come esempio Street Fighter II ma in realtà potevamo pescare anche qualsiasi altro cabinato da bar che ha da sempre attirato come mosche i ragazzini nei pomeriggi o la domenica mattina dopo messa e catechismo. A colpi di 200 e poi 500 lire, c’era da distruggersi i polpastrelli.

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Rubare le riviste ai ragazzi più grandi

Partiamo da un presupposto fondamentale: sì, ci riferiamo proprio a quelle riviste lì, ambitissime durante la pubertà. Ma anche prima quando si ha quella curiosità di un mondo nuovo che da un lato disgusta un po’ e dall’altro, inaspettatamente, attrae come una calamita.

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Giocare a fare il mago

Una delle passioni più condivise dai bambini era quello del mago o, comunque, di una qualsiasi attività di esibizione che mandava i parenti nel panico perché avrebbero dovuto sorbirsi mezzore intere di spettacolino di una noiosità in grado di raggiungere gli spazi siderali.

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Costruire maschere con i cartoni del pandoro

Il pandoro, prima di tutto, era più apprezzato del panettone perché senza uvetta e in secondo luogo perché la confezione di cartone aveva già la forma perfetta per costruire maschere da cavaliere medievale oppure da mostro. Naturalmente da ritagliare con forbici dalla punta arrotondata.

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Idolatrare i ragazzi più grandi che avevano il motorino

Il motorino era come il cavallo dei cavalieri, la porta d’accesso alla libertà e quando si osservavano i ragazzi più grandi sfrecciare per il paese – magari anche inpennando – si rimaneva a bocca aperta pensando a quel tempo così vicino ma così lontano al contempo. E le cadute goffe nella realtà diventavano epiche nei racconti.

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Fare i tatuaggi provvisori

I tatuaggi con i trasferelli si rovinavano dopo pochi secondi, anzi già nel momento stesso in cui si apponevano sulla pelle già qualche pezzo si era staccato. Si potevano trovare nei sacchetti delle patatine così come nelle bustine in edicola e anche in questo segmento si creava un mercato mica male.

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Il telefono senza fili

Due bicchieri con piccolo buco sul fondo, un filo che li collegava: ecco il telefono senza fili per parlare anche a buona distanza sfruttando i rudimenti della fisica e stupendo i più piccoli. Un gioco divertentissimo, soprattutto quando uscivano fuori incomprensioni spassose.

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Giocare a biglie sulla spiaggia

Il più piccolo deputato a diventare aratro umano con il proprio sederino tirato per i piedi dagli amici per fare curve e paraboliche; i grandi ad aiutare a costruire sottopassaggi e via con interminabili Gran Premi a colpi di biglie sulla spiaggia.

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Giocare a nascondino

Forse, il gioco più bello di sempre, che non costa niente e che è sempre nel cuore di tutti, anche da grandi. Nascondino risveglia gli istinti primordiali di caccia e sopravvivenza che rimangono latenti e che da bambini spingono fortemente per uscire.

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