Sudan, corsa contro il tempo: Khartoum a ferro e fuoco

Esplosioni, bombardamenti, tante vittime in un clima di estrema confusione e di grande violenza in Sudan

Ci sarebbero ancora almeno duecento stranieri da evacuare in Sudan. Sono medici, insegnanti, ingegneri che erano al lavoro quando la guerra civile è divampata tre settimane fa e che non sono ancora riusciti a lasciare il paese.

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Profughi in lacrime al campo di Aswad – Credit ANSA (QNM)

L’ultimo tentativo da parte del governo britannico di mettere al sicuro numerosi europei che da giorni aspettano di partire è andato fallito ieri. E nelle ultime ore la situazione è davvero precipitata.

Sudan, notte di scontri violentissimi

A Khartoum da giorni le comunicazioni sono estremamente difficili, lo spazio aereo è chiuso, la battaglia intorno agli europei è violentissima. In città per tutta la notte sono risuonate esplosioni. Si parla di attacchi aerei e scontri a fuoco tra gli uomini del corpo paramilitare che da giorni ha dato l’assalto alle strutture governative nel tentativo di rovesciare il governo.

Il clima è di estrema confusione. Difficile anche per i pochi volontari che sono rimasti nel paese, in particolare personale medico, cercare di raccogliere feriti e assisterli negli ospedali, difficili da raggiungere e stipati all’inverosimile in condizioni estreme sia per l’approvvigionamento idrico e per molte ore al giorno senza corrente.

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Si fugge con qualsiasi mezzo dal Sudan – Credit ANSA (QNM)

In fuga dall’orrore

Se gli italiani sono già al sicuro ormai da giorni, imbarcati nella notte sui mezzi dell’Aeronautica Militare dopo un viaggio avventuroso verso Gibuti, la grande preoccupazione degli operatori internazionali in questo momento riguarda soprattutto i profughi. Sono migliaia e si stanno accalcando tutti verso Aswad nel tentativo di lasciare con qualsiasi mezzo il paese forzando il confine verso l’Egitto.

Una situazione umanitaria davvero terribile. Impossibile un conto delle vittime. Dal 15 aprile a oggi la lotta di potere tra l’esercito regole e le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) avrebbe fatto non meno di 600 morti. Ma secondo fonti non ufficiali si dice che sarebbero almeno dieci volte tanto. Perché se a Khartoum la situazione è drammatica, si combatte in tutte le città alcune delle quali sono tagliate fuori e non ci sono comunicazioni ufficiali.

Gli abitanti della capitale sono chiusi nelle loro case con poco cibo e acqua, senza elettricità né carburante. E gli aiuti internazionali non riescono ad arrivare. Gli sfollati in attesa di essere messi in salvo sono quasi 100mila. La più grande emergenza umanitaria dopo la guerra in Ucraina…