Questo articolo non è adatto a quanti si impressionano facilmente oppure hanno un’atavica paura dei topi e dei ratti. New York per tradizione viene dipinta come la città ideale per il proliferare di questi simpatici animaletti a quattro zampe, e anzi molti stimano che il loro numero è destinato ancora a salire.
I più apocalittici immaginano uno scenario in cui i topi escono dal sottosuolo e iniziano a colonizzare anche le strade. Senza arrivare a questi estremi è però vero che nella Grande Mela non è del tutto inconsueto incontrare un topo che esce da un tombino o persino ritrovarselo in casa, nelle intercapedini. Insomma, un incubo.
Il ritrovamento effettuato qualche giorno fa nel Bronx, però, ha davvero dell’incredibile, visto che si tratta di un ratto che raggiunge quasi il metro di lunghezza, ovvero più grosso di un gatto e anche di alcuni cani ma molto molto più pericoloso. La foto incredibile ha fatto immediatamente il giro del web.
Gli scettici hanno parlato di fotomontaggio, ma presto è arrivata la conferma dalla autorità sanitarie di New York, che hanno analizzato il ratto e si dicono sicuri che si tratti di una specie che proviene dal Gambia ed è finito nessuno sa come nelle fogne della città. Gli esperti indicano i container trasportati dalle navi merci come luogo ideale per il viaggio oceanico di questa specie enorme e famelica.
Non sarebbe quindi l’unico esemplare quello ritrovato da un impiegato di Foot Locker nel magazzino del negozio, anche perché fino all’anno 2000 negli Stati Uniti questi mega-roditori venivano venduti senza problemi nel mercato degli animali esotici. Poi una legge ha bloccato il commercio, ma il danno era già fatto.
Visto il ritmo con cui si moltiplicano i topi non è difficile prevedere che presto ne verranno avvistati altri (già nel 2006 alcuni parlavano di topi enormi nei palazzi), anche perché vista la loro stazza questi ratti stanno minacciando seriamente il dominio dei classici topi di città. Una scena da film apocalittico che si svolge quotidianamente sotto i nostri piedi.
