Nel suo discorso ufficiale in occasione della festa nazionale più importante, il presidente Vladimir Putin parla di guerra e di “aggressione” ai danni della Russia
“Siamo aggrediti, in una guerra scatenata contro di noi da un mondo che ci è estraneo e che vuole attaccare il nostro concetto di civiltà e il nostro stile di vita”.

Sembrano le parole di Coriolanus Snow, il presidente di Capital City della saga Hunger Games, personaggio per fortuna fittizio. Invece sono quelle di Vladimir Putin che ha parlato alla Russia e alle sue forze armate in quello che è il Giorno della Vittoria, la celebrazione nazionale e militare russa più importante.
Putin, la parata senza truppe
Il messaggio che Putin offre alle proprie truppe e all’occidente è inequivocabile. Ed è una sorta di chiamata alle armi collettiva, per tutto il paese. Sulla Piazza Rossa passano pochissimi mezzi, alcuni veterani – quelli che non sono andati volontari al fronte – e pochi carri armati. Sono dei T-34, quelli che gli americani chiamavano Mickey Mouse per via della sua strana torretta. Hanno ottant’anni e pare che li abbiano letteralmente rimessi in moto con pezzi di ricambio trovati a fatica.
È il segnale che Putin dà alla Russia: tutte le truppe che servono sono al fronte, e comunque dovrebbero essere là. L’impressione è che il non detto sia… “se siete a casa e non avete un fucile in mano non siete dei buoni russi”.

“La Russia è in guerra, aggredita”
Putin per la prima volta ammette che il paese è in guerra. Anche se sostiene che lo stesso paese che ha invaso l’Ucraina 15 mesi fa e che sta devastando le città e facendo strage di civili utilizzando mercenari e sicari, sia in realtà la parte lesa…
Putin raccoglie un po’ tutto quello che la storia russa gli offre: i nazisti e la difesa di Stalingrado, il terrorismo ceceno. Con qualche spunto da difensore del mondo non occidentale: “Oggi la nostra civiltà è di nuovo ad un traguardo decisivo, a un punto di svolta. Contro la nostra patria è stata di nuovo scatenata una vera e propria guerra. Abbiamo già respinto il terrorismo internazionale, e difenderemo anche gli abitanti del Donbass, garantiremo la loro e la nostra sicurezza. Per noi, per la Russia, non esistono popoli non amichevoli, non esistono popoli ostili né in Occidente, né in Oriente. Come l’assoluta maggioranza degli uomini sul pianeta, vogliamo vedere un futuro pacifico, libero e stabile”.
‘L’elite globalista’
Ma intanto la Russia anche ieri ha colpito con missili e droni alcuni palazzi dove vivevano normalissime famiglie, senza un solo obiettivo militare nel raggio di cinque chilometri. Forse anche lì si annidavano le menti senza scrupoli dell’Occidente ingrato: “Le élite globaliste aizzano la gente e scindono le società, provocano conflitti e colpi di stato sanguinari, seminano odio, russofobia, nazionalismo aggressivo, distruggono anche i valori familiari. Tutto questo per continuare a dettare, ad imporre ai popoli la loro volontà, i loro diritti, le regole e, in sostanza, un sistema di saccheggio, violenza e soppressione…”
Il discorso di Putin è la parte più lunga di una celebrazione che dura poco più di mezz’ora. La più breve di sempre…