In questi giorni in Russia un solo nome è sulla bocca di tutti, e non è quello di Vladimir Putin. Si tratta invece delle Pussy Riot, gruppo punk femminista che si scaglia proprio contro lo “zar” Putin. Famosa per i suoi blitz anti-governativi e piuttosto audaci più che per la sua musica, la band rappresenta una sorta di collettivo formato da una trentina di ragazze, finito in prima pagina a gennaio 2012 per aver improvvisato un concerto sulla Piazza Rossa cantando la hit dal titolo esplicito Putin ha paura. E pare proprio che Putin abbia effettivamente paura.
Se non si tratta di paura comunque possiamo parlare di fastidio, perché sappiamo bene che a Vladimir Putin piace tenere tutto sotto controllo, manifestazioni e proteste comprese. Invece la caratteristica principale delle Pussy Riot è proprio l’imprevedibilità. Nessuno, neanche la polizia, riesce a prevedere dove si terrà la loro prossima esibizione. Un po’ come accade con il collettivo femminista ucraino Femen, di cui Pussy Riot è una versione punk e meno scollacciata. Niente topless e nudità questa volta, anzi al contrario abiti colorati e passamontagna per nascondere la propria identità.
Inutile dire che in occasione delle recenti elezioni in Russia, che hanno visto il dominio annunciato di Putin, i movimenti di protesta si sono fatti ancora più audaci, Pussy Riot comprese. Il 21 febbraio 2012 hanno messo in scena la loro performance più clamorosa, che però ora potrebbe costare loro la galera. Se fino ad oggi se la sono sempre cavata con qualche ora al commissariato e una multa simbolica, quel che hanno combinato a febbraio potrebbe portarle ad una condanna di oltre 7 anni di prigione.
Furto, omicidio, corruzione? Niente di tutto questo. Le ragazze hanno messo in scena l’ennesimo concerto blitz, questa volta però sull’altare della principale cattedrale di Mosca, quella di Cristo Salvatore, dove hanno chiesto attraverso una preghiera punk alla Vergine Maria di liberare la Russia da Vladimir Putin. Gioca coi fanti ma lascia stare i santi, diceva il detto. E infatti il gesto blasfemo ha scatenato l’ira del Patriarca Kiril, il capo della Chiesa ortodossa che da sempre esercita una forte influenza sul presidente russo.
“Oh Madonna liberaci da Putin” è stata considerata una delegittimazione della cristianità, e il Patriarca avrebbe chiesto una punizione esemplare. La polizia ha quindi arrestato cinque donne e le ha accusate del reato di “teppismo e vilipendio dei luoghi sacri”. Il vero problema è che nessuno sa se siano effettivamente loro le protagoniste dell’atto, visti i passamontagna. Inutile dire che la rete si è subito movimentata per aiutare le coraggiose ragazze, che stanno dividendo l’opinione pubblica trasformando il caso Pussy Riot in un problema serio per il governo. Putin forse inizia davvero a temere l’effetto provocato da queste femministe punk.