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Il naufragio della nave da crociera Costa Concordia, affondata a causa di un maldestro errore umano sulle coste dell’isola del Giglio, rischia di diventare qualcosa di ancora più tragico di un dramma umano. Oltre ai morti e ai dispersi si fa sempre più concreto il rischio di disastro ambientale.
Sull’imbarcazione ci sono infatti oltre 2.300 tonnellate di carburante, che ora mettono a rischio non solo le coste dell’isola ma tutto il tratto di mare che va dalla Sardegna alle coste della Toscana. Il carburante ancora non è uscito dalla nave, ma il maltempo e le forti correnti potrebbero portare alla fuoriuscita molto presto, tanto da portare ad una dichiarazione in merito del ministro dell’Ambiente Corrado Clini.
Il ministro ha affermato che “bisogna fare in fretta perché se cambiano le condizioni meteo climatiche potremmo trovarci in una situazione diversa da quella di oggi con il rischio grave per la tenuta dello scafo. Lo ripeto, stiamo cercando di fare molto in fretta tenendo conto che probabilmente ci sono ancora vite umane da salvare”.
Sì, perché in tutto questo oltre alle 6 vittime accertate ci sono ancora 16 dispersi, e le speranze di ritrovarli vivi (ma anche solo di trovarli) si assottigliano sempre di più, a maggior ragione ora che il tempo sta peggiorando e che le correnti si fanno più forti e imprevedibili. Una cifra tragica, ma che poteva essere ben peggiore, visto che a bordo della nave da crociera erano presenti oltre 4mila persone.
Intanto, mentre il comandante della nave è stato arrestato con capi di imputazione molto gravi, non ultimo abbandono di nave, si cerca ancora di fare chiarezza sulle reali cause del naufragio. O meglio, sul perché la nave si trovasse così vicina alla costa nonostante l’esperienza decennale del capitano, che peraltro ora è stato scaricato anche dall’armatore, che parla apertamente di “errore umano”.
L’inchiesta a tal proposito sta mettendo in luce fatti sconcertanti. Dietro la manovra sconsiderata del comandante non ci sarebbe la voglia di mostrare ai turisti da vicino una delle perle del Mediterraneo, ma una sorta di “favore” o scherzo nei confronti di un membro dell’equipaggio originario proprio dell’isola del Giglio, il capo maitre della nave. “Vieni a vedere, che stiamo sopra al tuo Giglio” gli avrebbero detto, ma lui subito si è reso conto che erano troppo vicini alla costa. Purtroppo i suoi avvertimenti non sono serviti, e il disastro è arrivato inevitabile.
Foto AP/LaPresse