Venti di crisi si abbattono anche su McDonald’s, la celeberrima catena americana di fast food che rischia la chiusura definitiva di altre filiali in tutto il mondo, dopo aver serrato lo storico locale di Piazza San Babila a Milano, e soprattutto dopo aver annunciato di aver abbassato più saracinesche di quante ne abbia aperte (soltanto nell’ultimo anno trascorso) negli Stati Uniti. C’è poco da dire, pare proprio che per la più famosa catena di fast food al mondo, quella di questo periodo sia la più grande battuta di arresto accaduta che per la prima volta dagli anni ’70. Ma siamo davvero al declino dell’epoca dei fast food? Forse in giro c’è troppa concorrenza per quanto riguarda il junk food? Oppure alla base c’è un radicale cambio nei gusti alimentari dei clienti?
L’espansione è finita. Già all’inizio del 2015, il colosso degli hamburger aveva annunciato la chiusura di 350 sedi a causa del calo di vendite dei prodotti, a cui di recente se ne sono aggiunte altre 350 sparse tra America, Giappone e Cina. Un numero che potrebbe sembrare piccolo rispetto a quello totale dei McDonald’s nel mondo, circa 14.300, ma i dati hanno spaventato i manager che per contrastare il calo dell’11% dei ricavi e del 30% dei profitti nei primi tre mesi di quest’anno, hanno adottato misure drastiche. Insomma, McDonald’s in crisi e ha i giorni contati, persino la First lady Michelle Obama con la sua campagna ‘Let’s move’ da tempo invita tutti a fare attività fisica e mangiare meglio. E pare che i suoi appelli siano stati ascoltati. Secondo il New York Times, infatti, dopo decenni di aumento del tasso di obesità, gli americani hanno acquisito più consapevolezza a tavola. Si è registrato un -9% del consumo di calorie e -25% di consumo di bibite gassate, mentre si è registrato un aumento del 10% per quanto riguarda l’assunzione di frutta e verdura.
Secondo i dati forniti dalla stessa multinazionale nel primo trimestre del 2015 le vendite sono diminuite del 2,3% rispetto al 2014. Nel mese di aprile le perdite sono state dello 0,6% rispetto all’anno precedente. Al termine del 2014 il gruppo aveva registrato il risultato peggiore dei precedenti 10 anni. Anche per questo le speranze dei gestori McDonald’s non sono al top, anzi. Secondo il giornale inglese Independent, un sondaggio interno fra tutti i collaboratori in franchising avrebbe rivelato lo scetticismo sul recupero delle vendite. I motivi sono la troppa concorrenza (considerate che altre catene di ristorazione simili, come Burger King, Five Guys Burgers, Chipotle, KFC e Taco Bell, tanto per citarne alcuni, offrono prezzi più bassi alla stessa qualità percepita), ma anche una maggiore consapevolezza degli stessi consumatori che decidono di mangiare altri cibi che non siano hamburger e patatine fritte. E sembra sia servita a poco la campagna promozionale salutista di McDonald’s per valorizzare la frutta o esaltare le coltivazioni controllate o proporre un panino veggie.
In Italia, poi, le cose si complicano, infatti Codacons, insieme a Cittadinanzattiva e Movimento Difesa del Cittadino, ha presentato un esposto contro il gruppo McDonald’s per presunta violazione delle norme fiscali e tributarie vigenti nel nostro paese. Il periodo sospetto è tra il 2009 e il 2013. Il colosso dei fast food è accusato dai consumatori di una possibile elusione fiscale che potrebbe portare nelle casse dello Stato fino a 224 milioni di euro. Si tratta di una strategia già sotto la lente della speciale Commissione TAXE del Parlamento Europeo – istituita per combattere le pratiche fiscali sleali – e della Commissione Europea per violazione delle regole sulla concorrenza nel mercato unico comunitario. Il Commissario Margrethe Vestager sta valutando l’avvio di un’indagine per un’evasione stimata in oltre 1 miliardo di euro. In Francia, invece, l’inchiesta è già in corso.