Ad un anno dall’inizio del conflitto, l’Unicef ha stilato una relazione terribile, che riguarda i minori e i loro principali problemi
La guerra in Ucraina sta per arrivare al 365esimo giorno. Ad un anno di distanza dall’inizio del conflitto, il bilancio delle vittime è altissimo. Ma non è solo il numero dei morti (militari e civili) a rendere ancor più tragico il momento storico che stiamo vivendo. Quando finirà il conflitto, bisognerà affrontare uno degli aspetti più duri: permettere ai sopravvissuti di riprendere in mano le proprie vite e provare a dimenticare ciò che è accaduto.

Se per gli adulti sarà difficile accantonare le ansie, le paure, le preoccupazioni e il dolore per ciò che si è perso (in termini umani e materiali), per i bambini, che sono stati trasportati in un mondo pieno di violenze, morti, aggressioni e brutalità, sarà quasi impossibile. A dirlo, oltre a centinaia di psicologi, è anche l’Unicef, che ha stilato un dato altamente preoccupante, che porta alla luce una situazione drammatica. Più di un milione e mezzo di bambini in Ucraina sono a rischio depressione.
Ansia, disordini da stress post-traumatico, tristezza, incredulità, paura, incapacità di fidarsi del prossimo: sono solo alcuni dei disordini mentali che sono stati riscontrati nei bambini che hanno vissuto o che stanno ancora vivendo, il terrore della guerra. Un aspetto sul quale psicologi ed esperti hanno già iniziato a lavorare. Secondo il report dell’Unicef, “non c’è un solo aspetto della vita dei bambini su cui il conflitto non abbia avuto un impatto, con bambini uccisi, feriti, costretti ad abbandonare le loro case, a perdere un’istruzione fondamentale e a vedersi negati i benefici di un ambiente sicuro e protetto”. Una verità scioccante, che porta alla luce un disagio brutale.
L’orrore vissuto dai bambini

“I bambini in Ucraina hanno vissuto un anno di orrore– ha dichiarato Catherine Russell, Direttore generale dell’Unicef – . Milioni di bambini vanno a dormire al freddo, spaventati, e si svegliano sperando che questo conflitto brutale sia finito. Sono stati uccisi e feriti bambini e molti hanno perso genitori, fratelli, sorelle, case, scuole, parco giochi. Nessun bambino dovrebbe mai subire questo genere di sofferenze.” I dati evidenziati portano alla luce una lunga serie di problematiche vissute dai minori. Uno dei primi problemi è quello legato alla povertà, che ha raggiunto l’82% delle famiglie con minori a carico. E che hanno perso tutto. Molti gruppi familiari, tra quelli rimasti ancora in vita, non hanno più avuto accesso ai servizi base. Basti pensare alle oltre 1000 strutture sanitarie (ospedali, pronto soccorso) che sono stati distrutti dalle bombe.
L’appello dell’Unicef

In molti casi, gli attacchi che hanno coinvolto presidi medici sono stati effettuati mentre ospitavano numerosi pazienti, tra i quali i bambini. Molti di loro, costretti a scappare frettolosamente, non hanno ricevuto un’adeguata vaccinazione alle malattie di base (morbillo, polio). “I bambini hanno bisogno che questa guerra finisca, e di una pace duratura per riprendersi l’infanzia, tornare alla normalità e iniziare a guarire e riprendersi – ha aggiunto Russell – Finché questo non accadrà, è assolutamente necessario dare priorità alla salute mentale e psicosociale dei bambini. Questo dovrebbe includere azioni adatte all’età per fornire cure nutrienti, costruire la resilienza e, specialmente per i bambini e gli adolescenti più grandi, dare loro l’opportunità di esprimere le proprie preoccupazioni”. L’Unicef continua a battersi per “un accesso umanitario sicuro, rapido e senza ostacoli, la fine degli attacchi ai bambini e alle infrastrutture su cui fanno affidamento, tra cui scuole, ospedali e sistemi idrici e igienici; di evitare l’utilizzo delle scuole in questo conflitto e di fermare l’uso di armi esplosive nelle aree popolate, direttamente responsabili dell’uccisione e della mutilazione di centinaia di bambini”.