Ecco come potrebbe essere modificata la legge sulle intercettazioni, che sta dividendo in modo netto le forza politiche
Intercettazioni, come e dove intervenire per modificare l’attuale legge? Lo scontro divide le forze politiche e porta alla luce dubbi e perplessità: tra la voglia di bloccare l’eccessiva diffusione sui mezzi di stampa di conversazioni (spesso inutili ai fini delle indagini) e la necessità di lasciare ampio spazio al lavoro dei giudici.

Proprio nel momento in cui si discute sull’importanza delle intercettazioni e su possibili variazioni, arrivano le parole di un pentito di Mafia, che (tirando in ballo l’arresto di Matteo Messina Denaro), spiega l’importanza di tenere sotto controllo i telefoni dei principali boss. “I collaboratori di giustizia e le intercettazioni sono gli strumenti più potenti in assoluto che la magistratura, gli inquirenti hanno a disposizione”, ha dichiarato Luigi Bonaventura, reggente della cosca ‘ndranghetista dei Vrenna-Bonaventura. Senza le intercettazioni “tante indagini non si potrebbero avviare”, ha confermato. “Sono uno strumento iniziale, sono preziose, non vanno toccate. Se c’è un problema su quello che può pubblicare la stampa si agisce, ma le intercettazioni devono essere a tutto tondo perché il boss non lo freghi, è difficile che lo intercetti. Lui sa anzitempo che ci sono le intercettazioni” e ci “sono i corrotti” e quelli che “usano le intercettazioni per depistare, quando vogliono parlare”. Dunque servono “per prendere chi pensa di essere intoccabile o magari è inesperto, ubriaco o ‘pippato’ e lì si riesce a captare quello che il boss non ti farà sapere mai”. Anche perché “i capi mafia fanno una vita da buddista, non usano il telefono, non usano i social, non usano niente di niente. Comunicano con poche parole e al momento giusto con le persone giuste. E’ difficile intercettare il capo mafia di un certo spessore”.
La riforma sulle intercettazioni, come sottolineato, divide le forze politiche. “E’ una riforma da fare con il bisturi: si deve intervenire solo laddove serve, sia sul tema della pubblicazione sia su quello dell’utilizzazione”, ha dichiarato Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presidente della commissione Giustizia del Senato. “Si potrebbero recepire alcuni paletti di utilizzabilità indicati dalla stessa giurisprudenza, recuperando spunti di matrice garantista offerti dalle sezioni unite della Cassazione, poi disattesi dai singoli tribunali. Anche dalla magistratura arrivano contributi importanti”, ha aggiunto Bongiorno, che rispetto alle parole di Giorgia Meloni, che ha chiesto di non arrivare allo scontro con i magistrati, specifica: “Condivido, in passato nella stagione degli scontri, ho sempre cercato di mediare”.
Opposizioni divise

Divise le opposizioni. Il Terzo Polo critica la Legge Orlando-Bonafede. Il vicesegretario di Azione, Enrico Costa, è durissimo: “Orlando e Bonafede hanno peggiorato la Legge. Nell’ordinanza di custodia cautelare ci sono centinaia di pagine di intercettazione. Loro hanno detto che queste ordinanze sono pubblicabili alla lettera, mettendole su un sito. Tutte queste pubblicazioni di ordinanza di custodia cautelare ci dicono che è sbagliata la legge”. Il Movimento 5Stelle invece attacca il Governo: “La crociata del centrodestra contro le intercettazioni, paventando il diritto alla riservatezza, mostra più che altro un tentativo di tutela dei colletti bianchi, ovvero dei delitti collegati alla pubblica amministrazione. Come confermato dal garante alla privacy, in sede di audizione al Senato, sul tema intercettazioni non si registrano abusi dal 2020. Anno questo della riforma Bonafede la quale disciplina in maniera rigorosa la materia”.