Nel giorno dell’anniversario dell’incidente di Roswell, celebrato oggi da Google con un doodle interattivo, si riaccende la discussione su uno degli episodi più misteriosi della storia degli Stati Uniti. Una vicenda che mescola Ufo e Guerra Fredda, extraterrestri ed esperimenti militari. A conti fatti, a quasi 70 anni dallo schianto nella cittadina del Nuovo Messico, ancora non si conosce la verità su quel che accadde davvero: cos’erano quel bagliore improvviso e quella esplosione in terra? Perché l’esercito è intervenuto immediatamente isolando l’area e nascondendo tutte le prove di quanto accaduto? Perché a distanza di anni alcuni protagonisti hanno ritrattato la loro versione dei fatti? Queste sono le domande cardine di un caso ancora aperto.
Partiamo dalla cronaca: tra il 3 e il 4 luglio 1947 avviene uno schianto nella contea di Roswell, cittadina del Nuovo Messico popolata da 27mila anime tra agricoltori e allevatori. Un dettaglio importante: vicino a Roswell c’è una base aerea dell’esercito. L’allevatore William Brazel trova nella sua proprietà alcuni resti di questo schianto tra lamine e asticelle di uno strano materiale. Decide di avvertire le autorità locali che subito allertano l’esercito, ed ecco che l’8 luglio la Roswell Army Air Field emana un comunicato stampa in cui si descrive il recupero di un oggetto volante non identificato da parte del personale militare del campo. Media e opinione pubblica subito si fiondano sul luogo, già allertati da alcuni presunti avvistamenti di Ufo denunciati da famiglie residenti nella zona di Roswell. La campagna del New Mexico diventa così la frontiera per gli appassionati di misteri.
I resti ritrovati vengono subito presi a carico dall’esercito degli Stati Uniti, che si premura di smentire ogni illazione su presunti extraterrestri, soprattutto quella secondo cui la RAAF avrebbe recuperato un disco volante. Alcuni esperti identificano l’oggetto come un pallone sonda ‘ray wind’ sperimentale utilizzato per rilevamenti metereologici come determinare la direzione e la velocità dei venti in alta quota. A riprova vengono mostrate alcune foto del maggiore Jesse Marcel mentre posa con tutti i resti dell’oggetto precipitato. Il caso viene chiuso e nessuno vuole più parlarne, ma c’è chi considera il tutto una strategia del governo per insabbiare la realtà dei fatti. Passano gli anni e Roswell continua a rappresentare il simbolo della speranza di chi non si arrende all’idea che siamo soli nell’universo. Nel 1978, a 30 anni dall’episodio, il caso si riapre con una svolta incredibile.
L’ufologo ed ex ricercatore di fisica nucleare Stanton Friedman intervista il maggiore Jesse Marcel, il quale confessa apertamente che la versione dell’aereonautica militare del 1947 era un falso intento a nascondere ciò che accadde davvero. Il saggio The Roswell Incident, nato da quelle interviste, riporta il caso in prima pagina anche alla luce di nuovi avvistamenti. Per un’altra svolta dobbiamo attendere il 1994 quando, in risposta a un’inchiesta parlamentare, l’Aeronautica militare apre un’indagine interna per fare chiarezza sul caso una volta per tutte. Si scopre così che a schiantarsi non era stato un pallonea per scopi meteo ma un modulo appartenente al Progetto Mogul, operazione top secret con lo scopo di monitorare le attività dell’Unione Sovietica, palloni sonda utilizzati per scoprire e spiare il nemico e il suo avanzamento nello sviluppo di bombe atomiche.
Gli ufologi però non ci stanno e portano prove contro questa versione ufficiale, tra cui interviste ai diretti interessati e un comunicato radiofonico riservato del 1947 (poi sparito in circostanze con chiare) in cui si sente il Colonnello William Blanchard confermare la presenza di un disco volante. Ma se davvero c’erano alieni nello schianto di Roswell, che fine hanno fatto? L’ipotesi più comune è che, dopo aver secretato la zona, i militari avrebbero trasportato rottami e cadaveri all’interno della mitologica Area 51, la base invisibile fulcro di tutti i misteri americani. Ancora oggi non è chiaro cosa davvero accadde e c’è ancora chi spera che, prima o poi, il governo degli Stati Uniti si decida ad ammettere che sono avvenuti contatti con razze senzienti da altri mondi. Spionaggio, invasioni aliene o complotti massonici, quel che conta è che a 70 anni di distanza la parola Roswell è ancora in grado di provocare un brivido di terrore.