Inchiesta Covid, emergono errori e disorganizzazione: le testimonianze

Le parole di Crisanti fanno emergere una dura verità, confermata da molte testimonianze: si potevano evitare molte morti?

Quali errori sono stati commessi nella prima fase della pandemia? Con un atteggiamento diverso sarebbe stato possibile evitare tutte le morti che ci sono state? Si è sottovalutato il pericolo che si stava correndo e, soprattutto, è stata detta la verità alla popolazione in quei primi, maledetti giorni? Domande che, piano piano, stanno avendo risposte. L’inchiesta sulla gestione del Covid sta facendo emergere diverse responsabilità da parte di politici ed esperti.

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L’inchiesta sul Covid sta facendo emergere una lunga serie di errori – Qnm.it –

A puntare il dito con forza contro la gestione della prima fase della pandemia, sono arrivate le parole di Andrea Crisanti, microbiologo e attuale senatore del Partito Democratico. Crisanti ha portato agli inquirenti una maxi consulenza, con schemi e calcoli matematici, che hanno portato a numeri spaventosi: circa 4000 persone, poi decedute, si sarebbero potute salvare. Crisanti ha raccontato che  dal 2004 al 2020, non fu mai “intrapresa una singola attività o progetto che avesse l’obiettivo di valutare lo stato di attuazione del Piano Pandemico Nazionale” o di “verificare lo stato di preparazione dell’Italia”. Sempre Crisanti ha sottolineato che dai “messaggi” acquisiti dalla Procura “scambiati tra i sindaci della Val Seriana con il dott. Massimo Giupponi’, all’epoca direttore generale dell’Ats di Bergamo, “emerge” come i primi cittadini “avessero ricevuto istruzioni di non prendere iniziative personali”, mentre “avrebbero potuto autonomamente istituire tempestivamente” la zona rossa ad Alzano e Nembro. I sindaci invece “hanno preferito allinearsi alla indicazioni delle autorità sanitarie e politiche di Regione Lombardia” e hanno “rassicurato le proprie comunità invece di prendere decisioni che avrebbero bloccato il contagio”. E anzi hanno lanciato “messaggi rassicuranti alla popolazione che avevano una efficacia limitata se non controproducente”.

Gli errori dei sindaci

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Andrea Crisanti, uno dei grandi accusatori – Qnm.it –

Sul ruolo dei sindaci e sugli errori commessi, arrivano conferme. Silvano Donadoni, sindaco di un paese della bergamasca (Ambivere), ha dichiarato che “sono mancati dei protocolli collaudati. Quello non era il momento di decidere le strategie ma applicarle”. Donadoni ha lavorato nella Protezione Civile ed è un medico. Ha quindi vissuto in prima linea i primi giorno della pandemia. Ricorda ancora oggi una riunione  convocata d’urgenza con tutti i sindaci della provincia allo scoppio della pandemia, il 23 febbraio 2020. “Eravamo 250, tutti stipati al centro congressi Giovanni XXIII. Mi stupii. Ho pensato se qui uno è contagiato, buona parte di noi porta a casa il Covid. Io ero l’unico con la mascherina – ricorda – e un dirigente dell’ATS mi prese in giro, ‘cosa ci fai con la mascherina?’ mi disse. Lì parlarono i rappresentanti delle istituzioni e i politici ma a noi non fu possibile intervenire. Ero entrato con le idee confuse, e sono uscito peggio”.

Giampiero Calegari, sindaco di Gorno, dichiara che “nessuno sapeva da che parte muoversi, eravamo tutti un po’ impreparati. Non era mai successa una cosa simile e non era ipotizzabile. Era una impreparazione generale, non penso sia colpa di qualcuno”. “Non mi interessano condanne o assoluzioni, ma che si faccia tesoro di quanto è successo – conclude Donadoni -. Se l’inchiesta è solo per trovare i colpevoli, la giustizia farà il suo corso ma se ha l’obiettivo di migliorare il sistema allora è importante. Tutte queste cose devono avere l’obiettivo di non farci trovare impreparati una seconda volta”.