Il numero delle aziende gestite dagli under 23 e che sono sparite, è incredibile e desta preoccupazione nel mondo del lavoro
Un dato che fa riflettere e che spaventa. L’Italia, da sempre, non è un Paese per giovani. Soprattutto dal punto di vista lavorativo. Alle difficoltà nell’emergere in strutture pubbliche e nelle dirigenze delle aziende private, si aggiunge un dato spaventoso, che regala una fotografia esatta delle enormi difficoltà che i nostri giovani sono costretti a superare in ambito lavorativo.

Negli ultimi dieci anni il numero delle aziende gestite dagli Under 35 che sono scomparse, è impressionante. Oltre 130.000. Un dato incredibile, che pone inquietanti quesiti sulla capacità del nostro mondo lavorativo, di aprirsi ai giovani. Terribile la situazione al centro sud, dove le aziende gestite dai giovani rappresentano solo l’8,7% dell’intero tessuto territoriale. Andrea Prete, presidente di Unioncamere ha illustrato questi dati durante la Conferenza nazionale delle Camere di commercio “Progettare il domani con coraggio”, in corso a Firenze, dichiarando: “Non c’è futuro senza un ambiente favorevole alle nuove generazioni. Occorre rendere più facile ai giovani imprenditori trasformare le idee in realtà produttive: garantire la libertà di iniziativa economica è un valore costituzionalmente tutelato”.
“Occorre rendere più facile ai giovani imprenditori – spiega Prete – trasformare le idee in realtà produttive: garantire la libertà di iniziativa economica è un valore costituzionalmente tutelato. Su questi punti il sistema camerale può e intende fare molto, per aiutare i giovani a mettersi in proprio, orientandoli già durante il percorso scolastico e aiutandoli poi a mettere in pratica i loro progetti”.

Durante il suo intervento alla Conferenza nazionale delle Camere di Commercio, Prete ha provato a stilare una sorta di tabella programmatica per il futuro: “I prossimi anni saranno cruciali per tutti noi. Le rilevanti risorse messe a disposizione dal Pnrr, dai programmi e dai fondi europei e dal mercato rendono l’obiettivo di uscire dalla bassa crescita degli scorsi decenni alla nostra portata. Occorre perciò coinvolgere le micro, le piccole e medie imprese del Paese nella misura più ampia possibile; facilitare l’afflusso delle risorse finanziarie verso validi progetti di investimento; irrobustire il livello delle competenze manageriali necessarie in un contesto così complesso; sostenere le aggregazioni, il rafforzamento e la crescita delle piccole e medie realtà imprenditoriali in un equilibrio più avanzato tra sostenibilità e competitività. È un autentico progetto Paese per il quale le Camere di commercio si candidano a svolgere un ruolo chiave e fare da pivot, grazie alla prossimità territoriale, alle esperienze maturate, al patrimonio di dati e di conoscenze di cui dispongono”.