Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi ed esperto sull’Afghanistan, in esclusiva a Qnm.it: “Il loro è un ricatto verso l’Occidente”
Prima i processi sommari contro le donne, le accuse gratuite e il lento, ma il loro progressivo allontanamento, dal mondo del lavoro. Ora i Talebani hanno alzato il tiro. Alle donne è stato proibito l’utilizzo di qualsiasi mezzo contraccettivo. Una nuova regola che sta scatenando reazioni internazionali. “Si tratta di una tattica per ottenere qualcosa”, dichiara in esclusiva a Qnm.it Claudio Bertolotti, ricercatore Ispi ed esperto sull’Afghanistan.

Cosa sta accadendo in Afghanistan?
“I Talebani stanno progressivamente tornando ad un approccio simile a quello che avevano negli anni novanta, cioè la divisione della società in due: gli uomini, che rappresentano la parte attiva della società e le donne, che sono la parte subordinata. Le donne, nella visione talebana, hanno un ruolo limitato al mantenimento e all’accudimento della famiglia. Questo può essere letto in due modi”.
Quali?
“Il primo è un semplice ritorno al passato. La rappresentazione dell’effettiva anima dei talebani: tradizionalista ad oltranza, con una visione arcaica del mondo. Dall’altra c’è un aspetto importante, che ci porta a fare un ragionamento più ampio. Il tema delle donne è molto sensibile al mondo occidentale. E i Talebani intendono sfruttarlo”.
In che modo?
“L’Afghanistan non ha aperto canali diplomatici che consentono di avere una propria economia, sostenuta da aiuti esterni. Pensate ai fondi che sono stati congelati alla banca centrale afghana nell’agosto del 2021. Il non riuscire a svincolare questi fondi e il non riuscire ad aprirsi ad un economia di aiuti del mondo occidentale, potrebbe aver indotto i Talebani ad insistere su un aspetto sensibile per riportare alta la tensione. In pratica una sorta di ricatto all’Occidente: più voi ci limitate, più noi colpiamo i temi su cui avete insistito, lavorato e sui quali siete particolarmente sensibili”.
Il ricatto sulla pelle delle donne

Ricatto che si vive sulla pelle delle donne
“Ma per i Talebani questo non è importante. La donna per loro è sacrificabile. Se per ottenere lo sblocco dei beni congelati, il prezzo da pagare è far soffrire le donne, i Talebani non sono dispiaciuti. Anzi, sono ben disposti ad utilizzare questo tipo di approccio. Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale, nella quale ci troveremo a concedere ai Talebani quello che vogliono, puntando noi sull’apertura alle donne. Lo faranno diventare un nostro problema da risolvere”.
Cosa si può fare per evitare questa deriva?
“Io lo dico sin dall’inizio, dal settembre del 2021: non bisognava chiudere l’Afghanistan al mondo. Il rischio era di ritrovarci una polveriera, che poteva diventare una minaccia in poco tempo. L’Afghanistan deve avere una capacità economico-finanziaria per risollevare quello che sostanzialmente è uno Stato fallito. Per quanto lo stato afghano sia odioso e con principi non condivisi, dovremmo cercare di arrivare a sbloccare i loro fondi. Questo potrebbe essere il primo passo, indipendentemente dalla tipologia del loro Governo”.