Il Corpo statale che si occupa della sicurezza in mare ha accusato le ong con una nota ufficiale. Pronta la risposta. Intanto la Procura indaga
La Guardia Costiera attacca le Ong, che avrebbero intralciato i soccorsi con continue chiamate. Una nota ufficiale redatta dal corpo statale che si occupa della sicurezza in mare, mette in cattiva luce l’operato di Ocean Viking che, con chiamate continue avrebbe rischiato di creare confusione e di sovrapporre le segnalazioni.

Le parole della Guardia Costiera sono dure e circostanziate: “Le continue chiamate dei mezzi aerei ong hanno sovraccaricato i sistemi di comunicazione del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi, sovrapponendosi e duplicando le segnalazioni dei già presenti assetti aerei dello Stato”, si legge in una nota ufficiale. “Allo stesso modo, l’episodio citato dalla ong Ocean Viking e riferito ai Presunti spari della guardia costiera libica nella loro area Sar, non veniva riportato al Paese di bandiera, come previsto dalle norme, bensì al Centro di coordinamento italiano, finendo anche questo col sovraccaricare il Centro in momenti particolarmente intensi di soccorsi in atto”.
La risposta delle Ong
Nonostante le presunte interferenze, il lavoro della Guardia Costiera è risultato decisivo per salvare numerose vite umane. “Ciononostante – conclude la nota – in 48 ore sono state soccorse, sotto il coordinamento della Guardia Costiera Italiana, oltre 3.300 persone a bordo di 58 imbarcazioni”. Non si è fatta attendere la risposta delle Ong. Sos Mediterranèe ha scritto: “La posizione della Guardia costiera riguardo ai comportamenti delle ong mi sembra più motivata politicamente che tecnicamente. Prima eravamo gli angeli del mare, ora siamo i pirati o i collusi con i trafficanti di esseri umani. E’ molto curioso dire ora che si sovraccaricano le linee telefoniche del Centro nazionale di coordinamento dei soccorsi quando invece nel 2015 queste stesse chiamate venivano apertamente lodate. Sembra assurdo dire che siamo noi ad intralciare i soccorsi quando invece salviamo vite umane”, hanno continuato. “È strano inoltre che si legittimi il comportamento sconcertante della guardia costiera libica, che ha sparato in aria a 50 metri da un vascello della comunità economica europea in acque internazionali. Ovviamente noi chiamiamo il nostro Paese di bandiera, che è informato su tutto quello che facciamo, ma questo non ha niente a che vedere con la competenza giuridica nella zona”.
Indaga la procura

Intanto sulla vicenda sta indagando la Procura di Agrigento, che ha acceso i riflettori sul caso della nave Louise Michel, dell’omonima Ong. La Guardia costiera che ha sottoposto a fermo amministrativo l’imbarcazione ha parlato di “intralcio ai soccorsi”. La Procura di Agrigento studierà gli incartamenti che verranno trasmessi dalla Guardia costiera di Lampedusa per stabilire se siano o meno configurabili anche fattispecie di Reato.