Nel campo delle stranezze probabilmente non esiste nessun altro Paese al mondo come il Giappone, in grado di sfornare assurdità ad un ritmo tanto elevato che noi occidentali facciamo fatica a rimanere al passo (chi ricorda i deliranti giochi di Mai Dire Banzai sa benissimo a cosa mi riferisco). Il Paese del Sol Levante sembra essere stato baciato dalla dea follia.
Il sottoscritto adora il popolo giapponese, anche e soprattutto quando esporta le sue trovate geniali, però bisogna ammettere che qualche volta passano anche loro il segno che divide sanità mentale da disturbo vero e proprio. Un po’ di tempo c’è stato il ragazzo che ha sposato il suo cuscino, e oggi c’è chi si ispira a Dragon Ball per commettere omicidi.
Fin dall’alba dei tempi è esistita gente che ha avuto il problema delle voci nella testa, che li avrebbero guidati negli atti più deprecabili (e di solito si tratta del demonio in persona), però onestamente non avevo mai sentito di nessuno che, come Mitsuru Imai, fosse ispirato dai Super Saiyan creati da Akira Toriyama.
Dragon Ball è probabilmente il manga (e cartone animato) giapponese più famoso in Italia, visto il successo enorme nato a inizio anni ’90 e che non accenna a spegnersi. I Saiyan sono una razza aliena, e il Super Saiyan un guerriero tanto invincibile che avrebbe potuto conquistare l’intero universo unicamente con le sue doti combattive.
Mitsuru Imai invece è un 38enne disoccupato giapponese con dei problemi seri: un giorno (il fattaccio risale all’8 febbraio 2010) Imai stava camminando per strada nel quartiere Taito di Tokyo quando ha creduto di essere molestato da uno sconosciuto ubriaco.
In preda al panico, è entrato in un minimarket lì vicino ed ha comprato un coltello. Solo che, uscito dal negozio, Imai ha pugnalato un altro uomo, la cui unica colpa era somigliare a quello che secondo lui lo stava molestando. A guidare il gesto, secondo le sue parole, sarebbero stati alcuni precisi ordini di un Super Saiyan, ovvero “Uccidi con un coltello da cucina” e “Quell’uomo”. La vittima, colpita da cinque coltellate all’addome, ha impiegato cinque mesi per riprendersi dall’aggressione.
Il giudice della Corte Distrettuale di Tokyo ha certificato che l’imputato aveva ridotte capacità mentali al momento del crimine, ma non abbastanza per assolverlo per infermità mentale. La condanna è stata quindi per tentato omicidio a tre anni di reclusione con la condizionale. Il pubblico ministero aveva richiesto una condanna a cinque anni senza sospensione condizionale della pena, ma il giudice ha deciso che fosse meglio permettere all’imputato di continuare con la terapia e le cure per riabilitarsi. Chi avrà ispirato il giudice nella sua sentenza?