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Sei una bella ragazza e vuoi arrotondare lo stipendio? In Giappone puoi affittare le tue gambe o altre parti del corpo a scopi pubblicitari. Che quello del Sol Levante fosse il popolo più geniale dell’intero universo era cosa nota, ma ogni volta le notizie dal Giappone riescono a sorprendere spingendo più in alto l’asticella della follia. La nuova moda conferma il trend: le ragazze affittano alle aziende parti del corpo visibili (gambe, braccia o seno) per ospitare marchi o spot pubblicitari. Il tutto nella forma di tatuaggio per attirare l’attenzione dei passanti. Il futuro del marketing o una trovata inquietante?
Già immaginiamo la pelle d’oca delle femministe di tutto il mondo, pronte a dare battaglia contro l’ennesima mercificazione della donna. D’altra parte le donne che si trasformano in manifesti pubblicitari viventi sono forse l’apice della concezione della donna oggetto, ma le ragazze in questione non sembrano preoccuparsi più di tanto. Anche perché i tatuaggi sono temporanei e il compenso è piuttosto allettante: dai 13 ai 128 dollari al giorno. Unico compito per le ragazze è mettere in mostra le gambe con il tatuaggio, girare per la città in modo da rendersi visibili, fotografare il tutto e postarlo sui social network in modo da creare buzz e condivisioni. Soldi facili, insomma.
Come mai proprio le gambe? La risposta ci arriva da Hidenori Atsumi, CEO di WIT, agenzia che per prima ha avuto la geniale idea. Secondo lui si tratta del punto dove più cade l’occhio degli uomini, quindi le gambe rappresentano il posto ideale per promuovere un prodotto. La lista d’attesa di ragazze in affitto pare sia davvero lunga, segno che la strategia è vincente. Quali sono le regole cui devono attenersi le belle giapponesine? Ce lo spiega la Japanese PR, agenzia che lo scorso novembre è riuscita ad affittare ben 1.300 gambe (come riportato dal Corriere della Sera):
“Chi accetta deve ‘indossare’ il tatuaggio per qualche ora al giorno, andarsene in giro con una gonna corta (in perfetto stile manga) in modo da mostrare il claim, per poi postare un’immagine su Facebook e su Twitter in modo da provare di aver rispettato i termini dell’accordo“.