Elezioni 2013: la strana carica dei simboli delle liste [FOTO]

[galleria id=”7877″]

La corsa alle elezioni politiche 2013 si è aperta ufficialmente con la consegna dei simboli delle liste al Viminale. A poco più di un mese dal weekend del 24 e 25 febbraio, che deciderà le sorti del nostro bistrattato Paese, abbiamo assistito a uno spettacolo quantomeno surreale, con 215 contrassegni depositati negli uffici del ministero dell’Interno. Chi pensava che la decisione sarebbe stata tra i tre grandi poli dell’agone politico italiano si sbagliava di grosso: tra liste civetta e gruppi nati quasi per scherzo, le elezioni rischiano di trasformarsi in una farsa.

Scorrendo la lista dei simboli, che potete ‘ammirare’ nella galleria fotografica allegata all’articolo, si scoprono alcune meraviglie. All’interno delle quattro coalizioni (formate a loro volta da più liste collegate a quattro leader) trovano spazio partiti molto diversi tra loro. I quattro grandi leader sono Silvio Berlusconi per il centrodestra, Pierluigi Bersani (che non ha usato il suo nome nel simbolo) per il centrosinistra, Mario Monti per l’area di centro e Antonio Ingroia per le forze di sinistra di Pd e Sel di Nichi Vendola. Se la scelta è tra questi quattro politici, l’elenco delle 215 liste è un florilegio di strani simboli.

Il problema più grave è rappresentato dalle liste civetta, ovvero quelle liste che imitano i simboli di partiti avversari per raccogliere i voti dei più distratti e indirizzarli verso l’area politica opposta alle intenzioni di voto. Nate per confondere gli elettori e creare confusione, le liste civetta hanno colpito soprattutto il Movimento 5 Stelle e la coalizione di Mario Monti (sfidato persino da un omonimo). Su queste liste spetta ora al Ministero dell’Interno indagare prima di dare l’approvazione alle liste.

Anche quando non si parla di irregolarità, comunque, le stranezze non mancano: ci sono i partiti ormai storici che rivendicano l’indipendenza di alcune regioni (Sicilia, Sardegna, Veneto), quelli che richiamano alla memoria il Regno delle Due Sicilie, quelli che vorrebbero un ritorno ai partiti della Prima Repubblica copiandone persino i simboli, quelli che fin dall’icona si scagliano contro le tasse e la moneta unica. C’è persino il partito Io non Voto: il sorriso è inevitabile, e non mancano i colpi di genio, ma l’impressione è che spesso le elezioni politiche si risolvano in una gran pagliacciata, lontana dal senso dei padri fondatori della Repubblica.