Dietro la promessa di un tesseramento in società professionistiche, si nascondevano delle truffe: ecco come sono stati scoperti
C’era una volta il calcio fatto di sogni, speranze e di ragazzi che si avvicinavano a questo ambiente per puro spirito sportivo, sperando di trasformare una passione in qualcosa di più concreto. Il calcio si è trasformato e negli anni è diventato molto più vicino ad un vero e proprio business, sostituendo l’amore per lo sport agli interessi commerciali.

Il mondo del calcio si è riempito di professionisti, diventati essenziali per promuovere, scoprire e pubblicizzare nuovi o presunti talenti. Le figure degli allenatori delle scuole calcio, sono state pian piano sostituite con quelle di talent scout, manager, procuratori e personaggi senza scrupoli. Che molto spesso diventano veri e propri squali. Come è accaduto in una scuola calcio giovanile, diventata in breve tempo il fulcro di una truffa ai danni di famiglie ignare, che speravano di far emergere i propri ragazzi.
La polizia ha scavato a fondo, trovando due reti criminali che ufficialmente promuovevano attività di scuole calcio, ma che in realtà erano dedite ad associazioni criminali. Dietro la promessa di trasformare dei ragazzi in campioni del mondo del calcio, chiedevano il pagamento di cifre monstre. Tutto è accaduto in Spagna, nella provincia di Granada. Decine e decine di famiglie brasiliane venivano contattate da presunti talent scout, che dietro la promessa di far iscrivere dei giovani calciatori nei club professionistici della città, chiedevano il pagamento di 1500/1700 euro al mese. In cambio offrivano l’alloggio, il vitto, e il rilascio dei permessi di soggiorno che non venivano poi ottenuti. Secondo la polizia sono circa 70 i minori e i giovani che sono stati attirati con l’inganno dalle due scuole. Entrambe le organizzazioni hanno tenuto i ragazzi in condizioni deplorevoli durante i giorni di permanenza in Spagna. E i giovani erano poi costretti a tornare nel loro Paese perché non avevano i documenti in regola.
La truffa e le indagini

L’operazione, nominata Gol e Alevines, è partita dalla denuncia di un calciatore e di un allenatore, che avevano lasciato il Brasile per trasferirsi nella provincia di Granada. Le loro famiglie avevano pagato 5000 euro richiesti dai presunti funzionari di un club spagnolo: dietro quella cifra, oltre alla partecipazione agli allenamenti e alle partite, venivano promessi viaggio, vitto, alloggio, assicurazione medica privata e iscrizione a un centro educativo ufficiale per ottenere la residenza legale per gli studi in Spagna, procedura che sarebbe stata curata dall’avvocato della scuola-club. Ma dopo alcuni mesi (che venivano regolarmente pagati dalle famiglie), si è scoperta la verità.
I dirigenti delle due scuole calcio erano complici dell’assicurazione e mettevano a disposizione degli alloggi di loro proprietà per permettere ai giovani brasiliani di dormire. In più avevano presentato una moltitudine di pratiche di regolarizzazione presso l’Ufficio Stranieri della città che, sistematicamente, finivano sempre per essere respinte o rifiutate, poiché, nella quasi totalità dei casi, la documentazione presentata era incompleta o fuori termine.