Cospito e il vizio dello sciopero della fame: ecco quando lo utilizzò per evitare il carcere

L’anarchico, in carcere con il 41 bis, sta continuando da tempo lo sciopero della fame, per convincere i giudici a togliergli il carcere duro. Già una volta riuscì nel suo intento

La sua vicenda sta scatenando la bagarre politica. Alfredo Cospito sta continuando lo sciopero della fame per protestare contro il 41 bis, sanzione che gli è stata inflitta dai giudici dopo aver gambizzato nel 2012 l’ad di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi e per aver piazzato due ordigni esplosivi fuori da una caserma di Cuneo nel 2006.  I suoi legali ritengono che non ci siano le condizioni per tenerlo in cella con il regime del carcere duro e dell’ergastolo ostativo. Come tentativo di tenere alta l’attenzione sul suo caso, Cospito ha iniziato da tempo uno sciopero della fame. Una pratica che già in passato gli ha permesso di evitare il carcere.

Cospito
Cospito e lo sciopero della fame. Accadde già nel 1991 (Ansa) – Qnm.it –

Nel 1991 infatti, l’anarchico riuscì ad evitare la galera grazie all’intervento della politica, a seguito della sua decisione di intraprendere lo sciopero della fame. Cospito era stato arrestato e condannato per il reato di diserzione: il suo caso è stato ricostruito dalla Corte Costituzionale, che fu chiamata a prendere una decisione. Quando ricevette la chiamata alle armi (all’epoca dei fatti obbligatoria), Cospito  confermò di essere “obiettore totale”. Queste le parole che rivolse al giudice. Di fronte alle autorità si dichiarò  anarchico e sostenne di non sentirsi vincolato in coscienza dal dovere di prestare il servizio militare o altro servizio alternativo.

Fu condannato una prima volta per il reato di mancanza alla chiamata ad un anno di reclusione, pena scontata solo in parte a seguito del sopravvenire di un’amnistia. La condanna però non gli consentì di evitare di rispondere all’obbligo del servizio militare. Non presentandosi di nuovo, venne nuovamente arrestato e condannato ad una pena di  un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione militare per il reato di diserzione aggravata. In quel momento decise di far accendere i riflettori sulla sua vicenda. Come? Attraverso uno sciopero della fame.

La grazia con Cossiga

Cospito Cossiga
Francesco Cossiga concesse la grazia a Cospito nel 1991 – Qnm.it –

Dal giorno della sua condanna (il 27 agosto 1991) smise di mangiare per protestare contro la nuova condanna.  “Quando la situazione organica e psichica del detenuto era divenuta di estremo disagio”, il padre fece domanda di grazia al Presidente della Repubblica, che allora era Francesco Cossiga. Lo stesso tribunale militare di sorveglianza osservò che sul caso si era creata “una spirale delle condanne”, un’anomalia del sistema penale e auspicò l’accoglimento della domanda di grazia. Ma la vicenda non si interruppe anche dopo la grazia, Cospito sarebbe stato sottoposto a successive e sempre più rigorose condanne fino al momento del congedo assoluto, a 45 anni di età. Quindi il caso arrivò fino alla Corte Costituzionale, che alla fine ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della legge sull’obiezione di coscienza nella parte in cui non prevedeva l’esonero dalla prestazione del servizio militare di leva per coloro che abbiano espiato per quel comportamento la pena della reclusione in misura complessivamente non inferiore a quella del servizio militare di leva.