Come sono visti gli italiani nel mondo?

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Gli italiani sono, senza ombra di dubbio, una delle popolazioni più ‘famose’ nel mondo, non solo per il fenomeno migratorio che ci ha visto invadere ogni angolo del pianeta ma anche per la quantità di stereotipi che portiamo in dote. Chiedersi come siamo visti noi italiani nel mondo è piuttosto comune, ed è un quesito che nasce soprattutto dalla consapevolezza che gli stereotipi negativi surclassano le qualità che ci vengono riconosciute dagli stranieri. Il mondo ha una visione precisa dell’Italia e dell’italiano medio, stratificata per lo più nei primi decenni del 1900, che però non sempre corrisponde alla realtà. Un’immagine con la quale siamo costretti a convivere e di cui dobbiamo assumerci gran parte della colpa.

Stereotipi sull'Italia

Certo, noi italiani siamo gente di cuore e abbiamo belle donne, siamo focosi e gelosi, ma i pregiudizi sono tanto comuni all’estero da costringere gli studiosi a coniare un termine per indicare la discriminazione contro gli italiani: antiitalianismo. Un pregiudizio che nasce su base etnica ma si alimenta soprattutto grazie ai comportamenti (veri o presunti) dell’italiano medio all’estero. Non si tratta di un processo improvviso o recente, visto che affonda le radici negli esodi emigratori di inizio 1900 e del secondo dopoguerra. Non è un caso, quindi, se gli stereotipi più comuni siano nati negli Stati Uniti, in Germania, in Svizzera e in Francia, mete predilette per gli italiani in fuga. Cerchiamo di schematizzare i diversi stereotipi, dividendoli per categoria.

PREGIUDIZI ETNICI
Alla base di ogni stereotipo c’è sempre un pregiudizio di natura etnica. Il modo più semplice (e più doloroso) per prendere in giro qualcuno è puntare il dito sulle sue fattezze fisiche, sulle sue origini e su presunte ‘caratteristiche di razza’. Se ci pensate bene questo ragionamento è stato alla base della giustificazione politica delle leggi razziali nei confronti di zingari ed ebrei, e ancora oggi ovunque l’uomo si nutre di pregiudizi di questo tipo. Gli italiani, che oggi spesso vestono i panni di ‘carnefice’, non devono dimenticare che anche noi siamo stati (e a volte ancora siamo) vittime di pregiudizi etnici: negli anni ’50 gli italiani del Sud venivano chiamati negli Stati Uniti ‘Guinea‘ perché il colore più scuro della pelle creava la falsa credenza che fossero mezzi africani. Altri nomignoli a noi affibbiati erano ‘Greaseball‘ (palla di gelatina, pregiudizio legato alle condizioni igieniche), ‘Shitalian‘ (unione con il termine che indica gli escrementi). Oggi l’italiano medio viene identificato con i tamarri di Jersey Shore, ed è tutto dire.

STEREOTIPI SUL COMPORTAMENTO
Insieme ai pregiudizi nati dall’alimentazione, sono proprio i comportamenti degli italiani a suscitare il disprezzo o l’ironia degli stranieri. L’Italia, a maggior ragione negli ultimi anni (con riferimento diretto al periodo berlusconiano) viene visto come un Paese inefficiente, senza un progetto e dedito all’edonismo più che al lavoro. Gli italiani, di conseguenza, sono disorganizzati, non hanno voglia di lavorare, non accettano di buon grado le regole e la disciplina (i tedeschi avevano coniato termini dispregiativi per noi sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale, considerandoci essenzialmente traditori e voltagabbana).

GLI ITALIANI ALL’ESTERO
Anche gli italiani all’estero soffrono per questa visione negativa: l’italiano viene visto sempre con sospetto perché considerato furbo e inaffidabile, pronto a ‘fregare il prossimo’ per il proprio profitto. Il fatto che le principali organizzazioni malavitose al mondo siano state fondate e nutrite da italiani non ci aiuta certo: negli Stati Uniti, ad esempio, fino agli anni ’80 sussisteva una forma di razzismo nei nostri confronti perché l’italiano era automaticamente considerato ‘mafioso‘. La mafia è il primo termine che lo straniero associa all’Italia, spesso in buona fede, perché oggi non esiste Italia senza malavita. Non sarà del tutto vero ma l’attualità ci dimostra che non è neanche tanto lontano dalla realtà. Come esempio potremmo prendere uno dei mille film sulla mafia girato a Hollywood o una puntata tratta da I Simpson (che spesso hanno preso di mira gli stereotipi sull’Italia).

PREGIUDIZI LEGATI ALLA LINGUA
In questa categoria ricadono gli stereotipi più bonari, le prese in giro classiche sui suoni di una lingua straniera, cui si aggiunge però la difficoltà di tantissimi italiani (anche quelli che da decenni vivono all’estero) a imparare un’altra lingua. Anche quando si scherza sulla lingua ci sono termini che ricorrono con costanza, come mafia, pizza, mandolino, pepperoni, maccaroni, paisà, Guido e così via. L’imitazione della cadenza e dell’accento italiano è ormai un classico nella televisione e negli spettacoli comici, soprattutto in America (ma anche in Germania). Ovviamente il tutto accompagnato da un gesticolare frenetico ed esagerato. In Svizzera hanno coniato il termine ‘Minghiaweisch‘, dall’esclamazione italiana minchia e weisch?, che significa capisci e sottolinea le difficoltà linguistiche degli immigrati.

STEREOTIPI ALIMENTARI
La dieta mediterranea, tipica di gran parte dello stivale, è considerata all’unanimità la più varia ricca e salutare che esista al mondo. Eppure gli stranieri non la conoscono affatto, o comunque non la associano a noi. Per loro gli italiani mangiano solo pizza, spaghetti ‘bolonnese’, pasta con ‘meatball’ (polpette da mezzo chilo), condendo il tutto con l’arcinota salsa Alfredo, un mix disgustoso inventato non si sa bene da chi e associato alla cucina italiana. Per fortuna la situazione sta cambiando, grazie all’impegno di enti come Slow Food, che cercano di istruire prima noi poi il mondo sul vero cibo nostrano. La vittoria, però, è ancora lontana, e lo dimostra il proliferare di ristoranti finti italiani a base di pasca scotta affogata in una salsa imbarazzante. Per il momento, allora, dovremo resistere alle ingiurie culinarie di chi ci chiama ‘Mozzarellanigger’ (negli Stati Uniti), ‘Makaroniarz’ (in Polonia), ‘Spaghettifresser’ (in Germania), ‘Maccaronì’ (in Francia), ‘Los Polpettoes’ (in Sud America).