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Roma dice basta alle pubblicità sessiste: il Comune ha infatti approvato una norma nel nuovo piano regolatore sulle affissioni in cui si vieta la presenza di cartelloni che utilizzano il corpo femminile per vendere qualsiasi tipo di prodotto. Niente più cartelloni pubblicitari in giro per la Capitale a base di pesanti doppi sensi e volgarità assortite: il problema delle reclame sessiste esiste da tempo immemore, ma dopo tante polemiche e dibatitti finalmente si passa ai fatti, almeno nella città capitolina.
Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha spiegato ai giornali che ‘gli spazi del Comune potranno essere venduti solo a chi rispetterà le regole inserite nella delibera. Il corpo della donna non potrà essere associato ad immagini che lo equiparano ad un oggetto ed in maniera sessista‘. L’annuncio è stato dato dal primo cittadino durante la cerimonia di consegna del ‘Premio Immagini Amiche’, promosso dall’Unione Donne in Italia e dall’Ufficio in Italia del Parlamento Europeo, che si è tenuto all’Ara Pacis in presenza della presidente della Camera Laura Boldrini, che nel suo ruolo istituzionale è intervenuta più volte sul tema dell’uso del corpo della donna nei media, a partire dalla televisione. Il problema non è certo solo romano, ma chissà che l’iniziativa del sindaco Marino non possa essere preso d’esempio anche da altri amministratori in giro per l’Italia, inducendo i creativi del marketing a cambiare le loro strategie comunicative.
Non lo diciamo certo per volontà di essere politicamente corretti o per recrudescenze moralistiche, ma è indubbio che la simpatica allusione un po’ birichina alla sessualità femminile nelle pubblicità è ormai tracimata in lungo e in largo e per qualsivoglia prodotto in allusioni e oscenità di cattivo gusto, e l’utilizzo del corpo della donna appare sempre meno giustificato, fortemente invasivo e in alcuni casi oggettivamente degradante. Il nuovo piano regolatore di Roma prevede anche la presenza di un organismo di controllo che valuterà la conformità del messaggio veicolato: sarà sufficiente questa delibera della giunta per evitare l’uso massiccio della donna oggetto sui cartelloni? La strada per cambiare questo (mal)costume non solo italiano è ancora lunga da percorrere.