Nessun accordo tra i leader di Azione e Italia Viva. No al partito unico. Calenda: “Renzi non ha mantenuto gli accordi con gli elettori”
Un botta e risposta continuo. Una serie di dichiarazioni al veleno che alimentano il dibattito politico e portano alla luce un rapporto che si sta deteriorando. Carlo Calenda e Matteo Renzi, leader di Azione e Italia Viva, sono protagonisti da due giorni di continue dichiarazioni al vetriolo, rinfacciandosi la responsabilità di una frattura che sembra sempre più insanabile.

L’obiettivo di confluire i due schieramenti in un unico partito, che avrebbe rappresentato in tutto e per tutto il terzo polo, sta fallendo. Come confermato dallo stesso Calenda. A chi gli chiede quali siano gli sviluppi della situazione, il leader di Azione risponde in modo netto: “Dovevamo fare un passo avanti, promesso agli elettori. Chiudere i due partiti e farne uno unico. Renzi ci ha proposto di farne un altro, ma tenendo aperti i partiti che ci sono. Questo avrebbe generato una cacofonia, di suoni incomprensibili. Noi abbiamo detto di no. Così non si può fare”.
La partita sembra ormai volgere alla chiusura: “Ne abbiamo parlato anche troppo – continua Calenda – Da giorni ormai mi sono stati rivolti insulti di ogni tipo da parte dei responsabili di Italia Viva. Ora è il momento di prendersi una pausa. Cosa farà Azione? Semplicemente il suo lavoro: continueremo a costruire un grande partito liberal democratico, riformista e popolare”. Pensare al partito unico con Renzi è un esercizio ormai inutile: “Doveva fare un passo avanti, uno a destra, uno a sinistra. Invece l’unica verità è che da dicembre ha ripreso a guidare Italia Viva, il suo partito. E’ nel suo diritto, ma contraddice quello che avevamo promesso agli elettori”.
A distanza di pochi minuti, Azione ha pubblicato anche una nota ufficiale: “Lo stop deriva dalla scelta di Italia Viva di non votare un documento ieri che avevano dichiarato essere già letto e condiviso. Dietro tutto questo c’è solo un fatto: Renzi tornato alla guida di Italia Viva da pochi mesi non ha alcuna intenzione di liquidarla in un nuovo partito. Scelta legittima ma contrastante con le promesse fatte agli elettori. Dopo mesi di tira e molla ne abbiamo semplicemente preso atto. In un clima volutamente avvelenato da insulti personali da parte di Renzi e di quasi tutti gli esponenti di Italia Viva a Carlo Calenda.”

Una decisione che però continua a far discutere: “Congresso vuol dire territori, ma anche contendibilità della leadership. Dopodiché sono convinta che Calenda vincerebbe il congresso. Sono difficoltà che non comprendo“, ha dichiarato la Presidente del Gruppo Azione-Italia Viva al Senato Raffaella Paita. “I temi di scontro sono la Leopolda, che è un fattore identitario a cui non ci si può chiedere di rinunciare. Poi ci sono le spese, le divideremo 50 e 50 come è sempre avvenuto. E infine un congresso che noi chiediamo coinvolga il territorio. Nessuna di queste è ragione per far saltare un progetto politico. Noi – aggiunge Paita – siamo disponibili a trattare, ma se si vuole far saltare il tavolo per cose come queste è incomprensibile”, conclude la capogruppo.