Bologna, in 9 anni ha lavorato solo 6 giorni: arrestata

Bologna

In un periodo in cui i dati sulla disoccupazione si fanno sempre più preoccupanti e le famiglie stentano arrivare a fine mese, notizie come quella che stiamo per raccontare provocano un moto di rabbia quasi incontrollabile. L’Italia dei furbetti ha colpito ancora: questa volta non si tratta di qualche colletto bianco, ma di una donna normalissima, di quelle che si possono incontrare al mercato.

La protagonista di questa vicenda squallida è infatti una signora di 45 anni di Bologna, che a suo modo ha fatto segnare un record davvero difficile da battere: in 9 anni ha lavorato infatti soltanto 6 giorni, abbindolando per anni il datore di lavoro il Policlinico Sant’Orsola, per il quale da metà degli anni ’90 ricopriva il ruolo di operatrice socio-sanitaria.

Come sia possibile che nessuno in tutti questi anni si sia reso conto del castello di bugie della donna non è ancora molto chiaro, fatto è che l’indagine è cominciata solo a metà del 2010, partendo da una segnalazione della direzione del Policlinico.

Bisogna dire che la donna non era certo una sprovveduta, visto che persino il capitano del Nas di Bologna l’ha definita particolarmente “furba e scaltra”. In pratica per anni la donna ha attestato con tanto di documenti presunte gravidanze a rischio, malattie invalidanti e due parti che in realtà non ci sono mai stati. Il risultato: per tutti questi anni ha percepito lo stipendio ed ha usufruito di gravi fiscali per figli a carico inesistenti.

Due giorni nel 2002 e quattro giorni nel 2004 sono il totale delle presenze di ospedale della donna, un vero e proprio record che alla fine l’ha portata agli arresti domiciliari con le accuse di truffa aggravata ai danni di enti pubblici e falso ideologico in documentazione pubblica. La donna infatti si spacciava anche per psicologa, riuscendo così a circuire consultori e medici specialistici.

Negli anni ha messo insieme una montagna di dichiarazioni e autocertificazioni fasulle, cui si univano sparuti documenti sanitari autentici. Nel 2002 è nata la sua unica figlia reale, ma in seguito ha prodotto false certificazioni per dimostrare la nascita dei due figli, un maschietto nel febbraio 2004 e una femmina nell’ottobre 2008, entrambi partoriti in Spagna. Alla fine però anche il suo gioco è finito.

Gli investigatori hanno infatti scoperto alcune incongruenze nelle date certificate. Nell’estate 2011, infine, con gli accertamenti ancora in corso, l’ospedale ha licenziato Silvia, per il superamento del numero massimo di assenze previste per cause di servizio. Come se non bastassero tutti i soldi rubati, lei ha avuto anche l’ardire di impugnare il provvedimento, per la serie non c’è limite all’indecenza.

Adesso, se una volta tanto la legge funziona come dovrebbe, la furbetta di turno sarà costretta a rimborsare il maltolto. In casi come questo noi metteremmo da parte per un attimo il diritto alla privacy e daremmo in pasto al pubblico il suo nome, perché gente del genere merita solo questo. O no?