Noi non ci saremo più da un bel pezzo, ma gli abitanti della Terra tra 100 milioni di anni potranno visitare un nuovo continente, già soprannominato Amasia. Il nome già dovrebbe dirvi qualcosa sulla sua natura: si tratta di un enorme supercontinente che nascerà dalla fusione di Asia e America, vero erede della Pangea.
A ipotizzare questo tipo di sviluppo per le terre emerse è uno studio realizzato dai ricercatori dell’università di Yale e illustrato sulla rivista Nature. Un modello che richiama direttamente al supercontinente che includeva tutte le terre emerse della Terra, sparito 180 milioni di anni fa. Amasia secondo i calcoli dovrebbe peraltro essere situato a 90 gradi dal centro geografico del suo predecessore.
Amasia, nome poco fantasioso ma affascinante, non sarebbe altro che una delle tante tappe dell’evoluzione che coinvolge le terre emerse nell’ambito di un quadro generale che viene chiamato Ciclo dei Supercontinenti, una specie di puzzle in cui i pezzi si avvicinano, allontanano e rimescolano secondo logiche non prevedibili.
Così come poco prevedibili sono i reali sviluppi che coinvolgeranno Amasia. Le teorie sono più o meno d’accordo nello stabilire quando si formerà ma non sul come questa fusione avverrà. Fino ad oggi le due ipotesi più accreditate sono state le seguenti: la prima prevede che il supercontinente si formerà dove si trovava il suo predecessore attraverso il fenomeno di introversione, la chiusura di un oceano interno; la seconda invece ritiene che la sua comparsa avverrà nel punto diametralmente opposto rispetto al suo predecessore per il fenomeno dell’estroversione, la chiusura di un oceano esterno.
Entrambe queste teorie non si adattavano però al modello degli studiosi di Yale, che hanno proposto una terza ipotesi. Alla base ci sarebbe il principio di “ortoversione” che farebbe sorgere il nuovo continente ad una distanza di 90 gradi rispetto al loro predecessore. Amasia dovrebbe nascere dunque dalla fusione di America e Asia con la chiusura di oceano Artico e mar dei Caraibi, ipotesi affascinante che purtroppo non saremo noi a validare o confutare visto che tra 100 milioni di anni saremo altrove.