Frattura del bacino: vediamo le cause, i sintomi e le cure. Si tratta di un infortunio che può provocare lesioni anche in altre strutture corporee e per questo è molto pericoloso, perché possono essere coinvolti anche il sistema nervoso e gli organi interni. In alcuni casi il trauma della frattura al bacino può provocare anche un’elevata mortalità e può essere causa di un’invalidità residua. Di solito una frattura di questo genere avviene per incidente d’auto, quando si assiste a tamponamenti molto violenti. Dolore e gonfiore sono le manifestazioni sintomatologiche più frequenti, accompagnate a volte da problemi di carattere neurologico. Vediamo di saperne di più.
Le cause
Le cause della frattura del bacino consistono solitamente in traumi molto violenti, come, per esempio, accade in caso di incidenti stradali, in cui si dimostrano a rischio sia il guidatore che il passeggero sul sedile anteriore. Un tamponamento violento o un incidente frontale possono causare un impatto molto forte contro il cruscotto. L’urto sul ginocchio causa una spinta violenta, che determina la rottura dal bacino. Di solito, perché si possa causare una lesione, l’articolazione dell’anca deve trovarsi in una posizione in flessione. Nei casi meno gravi la frattura è composta e non si verifica uno spostamento dei frammenti.
I sintomi
I sintomi della frattura del bacino comprendono dolore nella zona interessata e la tumefazione per il trauma subito. Il paziente può avvertire in particolare dolore all’anca. Il quadro clinico è accompagnato da gonfiore e da un ematoma, che non sempre è visibile. Immediatamente dopo l’incidente, l’individuo può muoversi o camminare, ma qualche tempo dopo il dolore può diventare insopportabile. In base al tipo di lesione il soggetto può presentare anche sintomi di tipo neurologico, come formicolio e perdita di forza e sensibilità. Se avviene una lesione agli organi, si manifesteranno anche dei sintomi specifici.
Le cure
Le cure per la frattura del bacino sono di due tipi: il trattamento conservativo e l’intervento chirurgico. Di solito si sceglie la terapia in base al tipo di fratture, all’età del paziente e alle sue condizioni di salute generali. Il controllo del dolore nel periodo post-operatorio viene eseguito mediante farmaci narcotici. Dopo l’intervento chirurgico ci si deve curare della prevenzione della trombosi venosa profonda, per la quale si possono utilizzare le calze elastiche. Nella prima fase del trattamento si possono somministrare antinfiammatori e antibiotici, se si sospetta un problema all’intestino.
Se l’ortopedico decide di intervenire attraverso la chirurgia, si procede a mettere in atto un’operazione di osteosintesi, che ha l’obiettivo di fissare i frammenti di osso. Questa tecnica si utilizza dopo che i frammenti ossei sono allineati. Dopo l’intervento, ma anche dopo un periodo di riposo almeno di un mese per favorire la formazione del callo osseo, si può seguire una riabilitazione a base di magnototerapia. Molto importanti sono gli esercizi di mobilizzazione passiva e attiva.